Il perchè di questo lavoro “.....ci sono tante valli e tanti monti ma nessuna è bella come la mia!”. Amore e venerazione per la mia terra e per tutto ciò che essa rappresenta per me hanno portato la mia mano a fissare su carta queste “cattedrali” che come sentinelle, notte e giorno, vento e fraddo, sole, neve o pioggia, indomite, vegliano sul nostro tempo: segno residuo ma ancora palpabile, orante, dell’anima del popolo fassano. Nuove forze, nuove ideee, nuove esigenze orientano in questo nuovo secolo gli abitanti delle Valli di fassa, ma i fienili di montagna sono lì, testimoni di un rapporto equilibrato tra natura e cultura, coltivata per secoli ed ora soppiantato da tecnologie e materiali diversi. Nutro venerazione verso queste vecchie sentinelle che racchiudono in sè i segreti, gli amori e gli stenti di tante generazioni. Assi sberciate, grigie ed intristite dal sole e dalla neve, finestre rotte come brecce in un’arteria, porte divelte dove il vento spadroneggia e sembra voler cancellare i ricordi, la fatica, asciugare il sudore di tanti nostri vecchi che su quei pendii hanno consumato piedi, gionocchia, braccia e cuore per un pugno di erba, per una stalla stentata, per una famiglia che valeva anche quella fatica. Come posso non provare nostalgia vedendo questi sacrari consumarsi e cadere o venir trasformati, quasi ancor peggio, in “residence” d’alta montagna con ogni “confort”, schiaffo fisico e morale per chi della montagna ne ha fatto un luogo sacro. Quante cose potrebbero insegnarci queste vecchie baite, questi fienili! L’innato senso di adattamento a qualsiasi evento ed il senso della comunità, dell’aiuto: ecco ciò che dovrebbero trasmetterci! Valori universali che la nostra civiltà, che noi, abbiamo perduto per strada mentre eravamo intenti a coltivare altri interessi, a lasciarci sedurre da parole allettanti, da guadagni diversi e forse più facili. Montagna, terra mia, dove vai a finire? Riusciranno i nostri figli a godere l’incanto che le generazioni passate hanno creato con tanta fatica e amore? Nel frattempo, voi, fienili e baite di montagna, siete lì, radicati nella terra arida ed avara, con cento fenditure e i sassi a tener ferme le “scandole” del tetto, con le travi che, scricchiolando, canticchiano le vecchie canzoni ed orazioni del tempo passato. E come un grembo di donna gravido, racchiudete storia e memorie e non vi stancate di far da narratore a chi ancora ha cuore per ascoltare e perdersi in tante nostalgie. L’Autore Bernard Tullio |